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Cervia - La Casa del sale (2017) - foto @Silvia Camporesi

Le esplorazioni visive di Silvia Camporesi si muovono al confine tra arte e filosofia e sono il tema di questa nuova intervista a un’artista non banale.

Silvia è nata a Forlì, nel 1973, ed è una fotografa e videoartista con una formazione originale in filosofia. Attraverso i linguaggi visual, ha costruito e costruisce racconti che traggono ispirazione dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale, sfiorando il diaframma sottile che divide immaginazione e realtà.

Negli ultimi anni, la sua ricerca si è focalizzata sul paesaggio italiano, esplorando luoghi apparentemente marginali, abbandonati o dimenticati per riflettere sull’identità del territorio.

Cervia - Casa del Sale Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Cervia – La Casa del sale (2017) – foto @Silvia Camporesi

 

L’incontro-intervista con Silvia

La tua formazione in filosofia ha influenzato significativamente il tuo approccio alla fotografia e al video. In che modo quel tipo di riflessione informa i concept delle tue opere?

La filosofia vale in ogni ambito della vita. All’inizio era una connessione non del tutto chiara, ma, col tempo, mi ha aiutata a vedere la fotografia come una modalità di comprensione e rivisitazione della realtà. Diversi principi di Ludwig Wittgenstein (filosofo austriaco-britannico, pensatore tra i più influenti del XX secolo – NdT), su cui ho centrato la tesi di laurea, si sono rivelati preziosi.

Le esplorazioni visive di Silvia Camporesi – luoghi e paesaggi

Nel progetto “Atlas Italiae” hai esplorato luoghi abbandonati in Italia, restituendo loro nuova vita attraverso la fotografia. Cosa ti ha condotta in questo viaggio nell’Italia dimenticata?

Il viaggio attraverso il paesaggio italiano è iniziato nel 2011 e, nel 2013, ho iniziato a interessarmi alla dimensione dell’abbandono. In qualche modo, la fotografia può rimettere ordine nella realtà. Il movimento o la sua assenza sono elementi fondamentali nei miei lavori. Passato e dimensioni sospese si rivelano come elementi forti, che attivano e catturano il mio interesse.

Ritratto Silvia Camporesi Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Un ritratto di Silvia Camporesi – img @Pischies – CC BY SA 4.0 – Wikimedia

 

Nel tuo lavoro “Le città del pensiero” hai indagato città metafisiche, con “Il paese che emerge” hai ricostruito il borgo sommerso di Careggine. Erano entrambi sguardi su un altrove, sull’invisibile?

Sì il mio era un intervento caratterizzato da tensione verso il non visibile o alla ricerca di una dimensione diversa. Anche i quadri di Giorgio De Chirico, che, nello specifico delle “città del pensiero”. mi hanno ispirata sono riletti nell’ottica dell’abbandono, di cui parlavamo prima. La mia è una ricerca del luogo in una trasposizione atemporale.

La tua serie “Mirabilia” presenta meraviglie naturali o artificiali del paesaggio. C’era qualche filo conduttore specifico?

Niente di diverso dall’essere piccole gemme che ho scoperto e svelato quando avvertivo qualcosa di insolito, seguendo il mio percorso di rivisitazione dei luoghi, più o meno abbandonati, del nostro paesaggio.

Cervia - spiaggia nel lockdown Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Cervia – spiaggia libera durante il primo lockdown (2020) – foto @Silvia Camporesi

 

Il tuo lavoro “Architetture inabitabili” si concentra su edifici non più accessibili. Ancora una volta, torna l’abbandono.

Quella, in realtà, era un’attività commissionata da Cinecittà, ma la sua risonanza con le mie opere mi ha dato sensazioni positive; sentire che il  mood e le idee portanti del tuo lavoro vengono compresi e la loro dimensioni “cercate” per obiettivi precisi è sicuramente gratificante.

Ora sto nuovamente lavorando su quella chiave di lettura: i “ponti abitabili”, che non solo attraversano o congiungono, ma riescono ad accogliere.

Nel progetto “Romagna sfigurata” hai documentato i dissesti idrogeologici che hanno colpito un territorio che, come te, amo particolarmente. Come hai approcciato distruzione e resilienza nelle fotografie?

Ero stata toccata dalle alluvioni e dalle conseguenti frane. Ho cercato di raccontare luoghi vuoti ma ancora intrisi di energia. Certo la Romagna mi interessa perché è la mia terra, ma raccontarla in momenti così particolari, che ne hanno esaltato la forza, pur rendendola diversa, ha assunto un significato particolare, che si espresso attraverso uno sguardo inconsueto.

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Serie “La dottrina nascosta” – 3 (2020) – foto @Silvia Camporesi

Le esplorazioni visive di Silvia Camporesi – prospettive particolari

Nel racconto fotografico “Domestica” hai esplorato l’ambiente domestico durante il covid. Che prospettive hai cercato osservando spazi quotidiani attraverso l’obiettivo?

Si è trattato di un atto di “sopravvivenza artistica” che ha accompagnato i momenti in casa, con le mie figlie, mentre eravamo impossibilitate a uscire e girare come al solito. Il libro contiene anche un diario, in cui, volutamente, la pandemia non viene mai nominata.

Dalle foto si percepisce una costrizione, ma anche un gioco particolare che tende al grottesco. Per esempio, una pasta in cottura nella pentola, osservata dall’alto, assume le sembianze di una spiaggia e richiama paesaggi vissuti in libertà.

Durante la tua attività, hai curato la mostra “Tina Modotti l’umano fervore”. Come è stato confrontarsi con l’eredità di una fotografa così iconica e cosa ti ha colpita maggiormente?

Premetto che mi interessa molto l’attività divulgativa. In quella curatela ho avuto a che fare con stampe molto interessanti degli anni ’70, realizzate in Messico, nel grande fermento creativo di allora.

Molta parte del lavoro di Tina Modotti non è stato espresso fino in fondo, non solo per motivi tecnici o pratici (si pensi solo al peso delle apparecchiature che portava con sé), ma anche per la sua forte volontà d’intercalare e alternare arte e vita.

Guardando alle sue opere, non trovo grandi similitudini con il mio lavoro, ma sono affascinata dalla straordinaria personalità della donna e dell’artista.

Nelle ultime interviste ad artiste donne mi è già capitato di chiedere se, nel lavoro s’avverte ancora il gap culturale e sociale dell’essere donna. Tu che ne pensi?

Come in tutti i campi, quel divario, purtroppo, esiste ancora. Se guardiamo al novero degli artisti, il rapporto numerico, specialmente nelle esposizioni collettive, è sempre a favore degli uomini.

Eppure le Accademie di Belle Arti e gli Istituti di Design sono pieni di giovani donne con potenziale talento. È una distinzione, quella di genere, che non ci dovrebbe più essere, che, col tempo, sfuma, ma che continua a sussistere.

Le esplorazioni visive di Silvia Camporesi – i media

Hai lavorato sia con la fotografia che con il video. Come decidi quale medium utilizzare per un determinato progetto?

Il video l’ho praticato soprattutto in progetti concettuali di una certa complessità, dove la fotografia non mi sembrava sufficiente. Ricordo, ad esempio, un lavoro realizzato su donne impegnate nella pratica di attività sportive; volevo restituire un’evoluzione spirituale e avvertivo una particolare necessità narrativa. Il tutto mi chiedeva, inevitabilmente. un elemento cinematico.

Studio Ofelia Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Studio per Ofelia (2004) – foto @Silvia Camporesi

 

Sei in qualche modo interessata alle nuove tecnologie digitali nell’arte, magari all’arte generativa?

In realtà mi interessa più l’AI (Intelligenza Artificiale), con l’aiuto che mi può offrire, che non l’arte generativa. L’AI mi intriga anche dal punto di vista critico e per l’immediatezza con cui riesce a supportare l’attività di “ritocco”.

Una domanda che faccio di frequente, a conclusione delle interviste: c’è un tema che non abbiamo toccato e che ti piacerebbe mettere in luce?

Ho diverse attività in itinere, sia a livello embrionale che in stadi più avanzati di ideazione e noto una cosa: la mia attività divulgativa è ormai riconosciuta – collaboro con Artribune e sto per pubblicare un libro con Einaudi – ma, nel mio percorso creativo-fotografico, i tentativi di allontanarmi dai paesaggi non vengono sempre compresi.

Ho un progetto su Dante (Cantica 21), in cui interpreto l’autore in chiave esoterica. Spero riesca a trovare visibilità e buoni riscontri, com’è stato per gli altri di cui abbiamo parlato nell’intervista.

Città ideale Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
La città ideale (2015) – foto @Silvia Camporesi

 

Concludo con un grazie di cuore a Silvia Camporesi.

Paolo Servi

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Paolo Servi

Paolo Servi si occupa di Creative coding, Interaction design, AI e Nuove tecnologie. Ha studiato Statistica a Bologna, Scrittura creativa alla Holden di Torino (con Ernesto Franco, Dario Voltolini, Carlo Lucarelli e Andrea Canobbio) e Bioenergetica all’AIPU di Milano. Ha tenuto workshop ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Byblos (Libano), Copenhagen, Dublino, Liverpool, Novi Sad (Serbia), Parigi e in Palestina. Ha esposto alla Biennale di Firenze, ad Outsider Art, ad ArtVerona e al Wired NextFest. Ha pubblicato il romanzo “Ad occhi chiusi” con le Edizioni Il Foglio, una raccolta di poesie ed è coautore del cortometraggio “Il soldato della neve”, premiato nel concorso nazionale “A corto di idee” (Aosta). Con Edizioni Mondo Nuovo ha già pubblicato il romanzo “Le tre rune” (2022). Collabora periodicamente con la rivista online “VilleGiardini”.