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Yan Pei-Ming, Ma mère, 2018, oil on canvas, 350 × 350 cm, Private collection, Photography: André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023
Yan Pei-Ming, Champ de crânes rouges, 2023. Photographie: André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023

 

Yan Pei Ming è il pittore cinese “d’occidente” per eccellenza. Trapiantato giovanissimo nel vecchio continente, è riuscito laddove aveva fallito nel suo paese d’origine. L’arte in patria per lui non ha avuto clemenza: scartato giovanissimo dalla Shanghai Art & Design School;  non reputato in grado di fornire un contributo accettabile alla causa, ha trovato nella balbuzie, di cui è affetto da sempre, l’ostacolo insormontabile per affermarsi in Cina. È la Francia la sua nazione d’adozione. Il centro dell’Europa in cui scontrarsi e confrontarsi con tutte quelle storie che poi, riportate a sprazzi sulla tela, hanno composto la carta d’identità del suo lavoro.

Un lavoro che si nutre di fisicità esasperata, esasperante nel risultato. Il gesto del dipingere come mezzo per la realizzazione dei contenuti. Immagini che parlano, raccontano, inglobano e rispediscono al mittente il frutto del confronto dell’altro col finale di un lavoro che sarebbe già di per se un punto d’arrivo. Un continuum narrativo che comincia nel pensiero, prende forma nei gesti, si sviluppa per immagini, si rielabora col contributo dell’interlocutore e diventa prodotto finale nell’interazione degli strati d’elaborazione cognitiva.

Una base “Concettuale” che è da sempre pronta lì. Che si sviluppa spostando il centro del discorso e che trova la sua collocazione all’interno dell’arte di Yan Pei Ming, pittore cinese, uomo d’occidente.

La scuola di Digione e l’Arte Concettuale

A Digione, Yan Pei Ming si trasferisce nel 1980 e capisce di essere un pittore quando non ha compiuto ancora vent’anni. Qui riesce ad iscriversi all’École des Beaux-Arts, dove conosce e familiarizza con Silvia Bossu, sposandone l’idea di Arte Concettuale. Definito anche Concettualismo, con accezione filosofica, si tratta di una corrente di pensiero, arte, cinema e spettacolo per cui le idee e i concetti di cui l’opera d’arte è intrisa sono ugualmente o maggiormente importanti rispetto alla realizzazione estetica dell’opera stessa. La tecnica è funzionale al concetto e non esiste tecnica se non sottende un’idea di fondo.

Nell’arte concettuale l’idea o il concetto è l’aspetto più importante dell’opera. Quando un artista utilizza una forma d’arte concettuale, significa che tutta la pianificazione e le decisioni vengono prese in anticipo e l’esecuzione è un affare superficiale. L’idea diventa una macchina che realizza l’arte.

Sol LeWitt

Il Concettualismo trova espressione nei volti dipinti a dimensioni mastodontiche in cui i confini dei tratti si perdono su sfondi che nascondono paesaggi interiori. Ecco che la Monna Lisa di Leonardo diventa il “Funerale della Gioconda”, in cui a rapire l’attenzione non è il sorriso, ma sono le lacrime che rigano il volto della nobildonna. Yan Pei Ming scaglia sulle guance del soggetto pennellate di vernice che escono direttamente dall’emotività del pittore.

Lo sfondo accenna soltanto un paesaggio agli antipodi delle colline toscane e si tramuta in un mare che sorge dalla fisicità del colore sulla tela. In lontananza compaiono anche teschi, radiografie del pittore stesso, che sembra partecipare in prima persona al funerale della Gioconda. Ma non c’è alcuna tristezza, semmai una sorta di celebrazione, perché “altri artisti dopo di me la faranno rivivere”, come ha affermato Yan Pei Ming commentando la sua opera esposta al Louvre di Parigi.

Yan Pei Ming La Gioconda Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Yan Pei-Ming, Les Funérailles de Monna Lisa (det.), 2009. Photo André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023

I concetti oltre la tecnica: caratteristiche del pittore Yan Pei Ming

Venuto alla ribalta già alla fine degli anni ottanta grazie alla rivisitazione dei ritratti del leader comunista cinese Mao Zedong, trova la completa affermazione grazie alla prima esposizione al Centre Pompidou nel 1991.

Il ritratto, a dimensione enorme, mette a nudo i tratti dell’anima. Non c’è ricerca estrema di realismo nella rappresentazione e gli sfondi su cui le immagini sono appoggiate fluttuano nella loro indecifrabilità. Il volto rappresenta un concetto e funge da specchio per chi guarda. Ognuno vede qualcosa di proprio riflettendosi nel ritratto della storia, nella rappresentazione di un’azione, nel movimento di un gesto.

Ecco le caratteristiche dell’opera del Yan Pei Ming pittore:

  • DIMENSIONE: la tela è mastodontica. A volte ne serve più di una per racchiudere la completezza del soggetto e dell’insieme della sua ambientazione. Dall’enormità dei dettagli lanciati col pennello sulla tela non si sfugge e si riesce a coglierne gli aspetti che escono dall’interpretazione di ognuno;
  • MONOCROMATICITA’: il colore è mera esecuzione pratica del dipinto. Il nero o scala di grigi col bianco a fare capolino e rompere di tanto in tanto il sistema. Oppure un rosso fuoco che stinge nei contorni fino all’arancione. Il colore rapisce l’occhio e non ne condiziona il giudizio. Ciò che conta è ciò che sta dentro e non lo sviluppo della sua cromaticità;
  • LA STORIA: che possa essere il volto di un protagonista oppure il dettaglio di una scena, ma sempre un soggetto che non si perde nella caducità del tempo. Yan Pei Ming sta dentro la storia del suo tempo e lo fa, ogni volta, mettendone a nudo gli aspetti umani, dimenticati, segreti;
  • IL MOVIMENTO: è una pittura fisica, che esce come un fiume in piena dalle difficoltà di una comunicazione che inconsciamente ha generato senso e sofferenza. Il movimento delle immagini è costante ed è figlio di una tecnica subordinata al concetto ma caratterizzante e proficua nel completamento dello stesso.
Yan Pei Ming Mao Zedong Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
Mao rouge, 2006, oil on canvas, cm 350 × 350, Private Collection, Photography: André Morin, ©Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023

Yan Pei Ming, le collezioni pubbliche del pittore cinese

  • Centre Georges Pompidou – Parigi (Francia);
  • Museo delle Belle Arti – Digione (Francia);
  • Museo d’Arte – Honolulu (Hawaii, USA);
  • Galleria Nazionale – Camberra (Australia);
  • Museo Nazionale d’Arte Moderna – Tokio (Giappone);
  • Museo Ludwig – Colonia (Germania);
  • Museo d’Arte – Shanghai (Cina)

Andrea Terreni

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Andrea Terreni

Mi chiamo Andrea Terreni e vivo a Firenze da quando ho scelto di frequentare qui l'Università. Mi sono laureato in Pedagogia senza apparente sforzo, impegnato in quegli anni di grande fermento a vivere le persone, incorniciare gli avvenimenti e scarabocchiare le tovagliette delle osterie. La Pedagogia è stata il punto di partenza di molte altre passioni come la filosofia, la storia e l'arte. La scrittura invece è sempre stata un'opportunità quasi sofferta, un'occasione di fuga. Ho discusso una tesi di laurea sul "bisogno e la pratica terapeutica dello scrivere" e su come questo possa influenzare il vissuto di ognuno. La scrittura è stata da sempre per me una compagna silenziosa, paziente, a tratti invisibile. Eppure tremendamente fondamentale. Il resto è storia recente e di pochi giorni. Un piccolissimo romanzo (Diario di un Addio) per mettere fine a tante storie del passato. Una silloge poetica (Paroxetina) per affrontare in modo terapeutico un periodo del presente. E poi tanti progetti, tanta scrittura e tanto futuro. Scrivo, ho scritto e scriverò di calcio e calci per SuperNews, di ciclismo e storie della bicicletta per Fuoricorsa e delle bellezze della mia Firenze per FUL. Ho diretto il blog "La Locomotiva" come fosse un Bar in cui si è parlato di Poesia, Prosa, Prosatori e Poeti. Mi chiamo Andrea Terreni ed è difficile che possa raccontare cosa sono. Ho un Ristorante e sono un giornalista. Parlo con la gente e spesso non la capisco. Adoro accontentare e non mi accontento mai. Ho un passato che pesa, un presente che brilla e un futuro che non so proprio cosa possa diventare.