Al momento stai visualizzando Alphonse Mucha a Firenze: tra sacro e profano
Alphonse Mucha Lotteria dell’Unione della Moravia Sudoccidentale (1912, particolare) - cfredit photo: @andreaterreni - www.mucha.cz (c) Mucha Trust 2024
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Alphonse Mucha Firenze, Manifesto (particolare). Credit Photo @andreaterreni – www.mucha.cz (c) Mucha Trust 2024

 

Alphonse Mucha e Firenze, seppur per un breve periodo si incontrano abbandonando la ridente Boemia e la luccicante Parigi. Il Museo degli Innocenti infatti ospiterà fino al 7 Aprile 2024 la mostra “La seduzione dell’Art Nouveau”, sul lavoro di una vita del pittore, scultore e pubblicitario ceco.

Nacque il 24 Luglio 1860 a Ivancice in Moravia, cuore dell’allora impero Austro-Ungarico e odierna regione della Repubblica Ceca. Di umili origini ha dimostrato fin dall’età dell’infanzia una certa propensione all’arte. Disegnatore precoce, cantante bambino e avvezzo all’arte, ha saputo trovare la sua dimensione artistica nel corso degli anni. Anche lui, come accaduto a tanti altri artisti (Yan Pei Ming uno tra tutti e già trattato su queste pagine), è stato rifiutato al primo tentativo di iscrizione ad una scuola che potesse prepararne l’educazione artistica. L’Accademia delle Belle Arti di Praga infatti non lo ritenne idoneo e suggerì addirittura un percorso accademico e professionale differente.

Dopo varie esperienze all’estero e tra queste il lavoro alla compagnia teatrale Kautsky-Brioschi-Burghardt di Vienna riuscì finalmente ad intraprendere un percorso formativo rilevante. Fu grazie al Conte Belasi, suo mecenate, che gli si aprirono le porte dell’Accademia delle Belle Arti di Monaco in cui iniziò a mettersi in evidenza. La lontananza dalla sua terra però non fece cessare lo spirito patriottico che assieme ad altri artisti cechi lo portò a fondare la “Škréta”, sul filone delle società segrete. La maturazione accademica era quasi completa e nel futuro di Alphonse Mucha c’era Parigi e la completa esplosione artistica.

Ogni nazione ha un palladio che incarna la propria storia passata e futura. Sin dalla mia fanciullezza ho sentito e ho visto nelle linee architettoniche della Cattedrale di San Vito [a Praga] costruite così vicino al castello, una potente interpretazione del nostro simbolo nazionale.
Alphonse Mucha

Alphonse Mucha e l’Art Nouveau: un incontro casuale

Da Parigi a Firenze passando per gli Stati Uniti e naturalmente la sua Boemia. Mucha ha saputo prevaricare l’idea di artista com’era concepita fino ad allora. E’ stato un fine stratega di se stesso, e l’esperienza parigina -prima- ma anche il ritorno nella sua madre patria hanno forgiato i connotati di un’uomo che ha saputo prima di tutto essere un grandissimo innovatore. L’incontro con Sarah Bernhardt è stata la scintilla che ha scatenato il divenire delle cose. L’inizio di una serie di manifesti teatrali è segnato da “Gismonda” con cui Mucha sposa l’Art Nouveau diventandone a tutti gli effetti uno dei principali esponenti. Dall’altro lato si crea il mito della “Divina Sarah”, anticipando il culto delle superstar che sarebbe divampato di li a poco ad Hollywood.

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Alphonse Mucha – Mucha seduto davanti a “Gismonda” Stampa digitale su carta,18×13 cm © Mucha Trust 2023

 

Mucha instaura una serie di collaborazioni con artisti e aziende che utilizzano il suo talento e i suoi lavori per creare pubblicità e attività promozionali. Ha grande fiuto imprenditoriale che lo porta a regolamentare economicamente attraverso contratti ben retribuiti il suo lavoro. Alphonse Mucha è un ventaglio di novità all’interno del panorama artistico dell’epoca. Cavalca l’onda del modernismo dell’Art Nouveau. Aiuta altri artisti a brillare più di quanto già non avvenga. Crea il concetto moderno di pubblicità e culto della persona. Regolamenta il tutto attraverso ferree collaborazioni contrattualizzate. Marketing applicato all’arte, ma anche uno sconfinato talento che nell’arte stessa trova la sua naturale espressione.

Alphonse Mucha in mostra a Firenze: elogio della sacra femminilità

Le donne di Mucha sono ritratte nei suoi manifesti, esaltandone una femminilità evidente ma mai eccessiva. Un modo di affrontare il tema della donna che torna costantemente all’interno dei suoi manifesti. Che sia pubblicità o teatro o semplice rappresentazione, i dettagli dell’Art Nouveau creano un alone di purezza che circonda l’immagine. Si prevarica qualsiasi concetto di tempo per dedicarsi ed esaltare ciò che si vede. Uno stile che sposa in pieno il funzionalismo del lavoro ma che lo fa esaltando la grazia delle protagoniste.

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Alphonse Mucha “La Stella” (1923) – Credit Photo: @andreaterreni – www.mucha.cz (c) Mucha Trust 2024

 

Detto di Sarah Bernhardt che grazie a Mucha diventa la “Divina Sarah”. Una moderna “dama” che assume i connotati di una “Madonna col Bambino”, esaltando però femminilità a charme. Ecco che il profano va a dimorare in un contesto che sposa il sacro. Il complesso dell’immagine è caratterizzante del religioso ma apre i suoi confini verso l’eros dell’esaltata femminilità. Ed è tutto sotto controllo. Mai esagerato o esasperato. Mostrato fino al punto in cui non si possa esserne sazi. Nella natura una composizione che rompe schemi e consuetudini e regala a chi osserva la sensazione giusta dell’equilibrio. Alphonse Mucha porta a Firenze le sue dame, ed è uno spettacolo che non conosce il passare del tempo.

 

ANDREA TERRENI

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Andrea Terreni

Mi chiamo Andrea Terreni e vivo a Firenze da quando ho scelto di frequentare qui l'Università. Mi sono laureato in Pedagogia senza apparente sforzo, impegnato in quegli anni di grande fermento a vivere le persone, incorniciare gli avvenimenti e scarabocchiare le tovagliette delle osterie. La Pedagogia è stata il punto di partenza di molte altre passioni come la filosofia, la storia e l'arte. La scrittura invece è sempre stata un'opportunità quasi sofferta, un'occasione di fuga. Ho discusso una tesi di laurea sul "bisogno e la pratica terapeutica dello scrivere" e su come questo possa influenzare il vissuto di ognuno. La scrittura è stata da sempre per me una compagna silenziosa, paziente, a tratti invisibile. Eppure tremendamente fondamentale. Il resto è storia recente e di pochi giorni. Un piccolissimo romanzo (Diario di un Addio) per mettere fine a tante storie del passato. Una silloge poetica (Paroxetina) per affrontare in modo terapeutico un periodo del presente. E poi tanti progetti, tanta scrittura e tanto futuro. Scrivo, ho scritto e scriverò di calcio e calci per SuperNews, di ciclismo e storie della bicicletta per Fuoricorsa e delle bellezze della mia Firenze per FUL. Ho diretto il blog "La Locomotiva" come fosse un Bar in cui si è parlato di Poesia, Prosa, Prosatori e Poeti. Mi chiamo Andrea Terreni ed è difficile che possa raccontare cosa sono. Ho un Ristorante e sono un giornalista. Parlo con la gente e spesso non la capisco. Adoro accontentare e non mi accontento mai. Ho un passato che pesa, un presente che brilla e un futuro che non so proprio cosa possa diventare.