La signorile Ferrara non resiste al richiamo della Street Art. Rettilinei di viali intersecano il loro movimento verso ogni estremo della città con piccole viuzze acciottolate. In mezzo si celano agli sguardi distratti perle nascoste.
C’è un contrasto di fondo che penetra il silenzio delle strade pulite e rispettabili con quelle meno battute e più veraci. Spuntano all’improvviso che neanche te lo aspetti. Sembrano velieri che escono dalla nebbia di un mare lasciato appiattire dall’assenza di vento. Un vento che a Ferrara si chiama Street Art.
A Ferrara la Street Art è più che un’idea. Angoli nascosti, atrii e palazzi raccontano di giorni passati e ospitano l’espressione urbana della modernità dell’arte.
Paolo “Psiko” e la Street Map ferrarese
Paolo “Psiko” è un artista autodidatta torinese. Nato nel capoluogo piemontese nel 1982 vive a Ferrara da diversi anni. Impegnato in opere su tutto il territorio italiano si è fatto portavoce del movimento artistico urbano della città degli Estensi.
Un’arte che non sia soltanto rottura e comunicazione ribelle troppo spesso estemporanea. Un’espressione iconografica che vuol restare, anche rischiando di scontrarsi con quelli che sono i concetti fondanti dei vari movimenti della Street Art. Ecco quindi che Psiko si è impegnato insieme a diversi altri artisti (Sfiggy, Blu, Brome, Dissenso Cognitivo, Ericailcane, Esck, Fear, Hide, James Calindra, Jessay, Mask, Orgh, Raptuz, Unknown, Wer) per creare un vero e proprio movimento di artisti urbani a Ferrara. Con l’amministrazione della città emiliana è arrivato il progetto della “Street Map”, la mappa completa di Ferrara in relazione alla sua Street Art.
Un filo conduttore che lega le opere. Un motivo d’impegno che diventa momento di autodeterminazione. Un concetto che trova nella completezza delle collaborazioni la giusta strada da seguire.
Paolo “Psiko” e il glitching
Graffitaro, disegnatore, artista completo. Paolo “Psiko” ha trovato nella tecnica del glitching la sua più autentica forma d’espressione. Glitching è letteralmente “scivolamento/scivolare”. Una scivolata non voluta, un errore non prevedibile che coglie ogni nuova tecnologia informatica, ma anche le altre, con le mani nel sacco.
Un movimento di pixel, molecole, atomi che genera involontariamente un ulteriore moto perpetuo nelle immagini che non svelandosi con accuratezza si definiscono per essenza. Immagini che sfuggono, come mira ad essere sfuggente l’arte di Psiko. Espressione costante di un’irrequietezza non voluta e che diventa non controllata e di conseguenza non controllabile. Assume l’espressione dell’imponderabilità e allo stesso tempo movimento dell’inconscio che proietta se stesso attraverso i colori che danno vita alle pareti.
Ferrara Street Art: alla scoperta del centro città
Una mappa che raccolga tutte le opere presenti in città. Questo è il progetto che il servizio giovani del Comune di Ferrara, insieme alla Regione Emilia Romagna, ha messo in piedi nel 2017 grazie ad un’idea della redazione di OcchiAperti. Un’idea che non può e non dove rimanere fine a se stessa e che avrà bisogno della linfa innovativa di chi ne ha curato la realizzazione. Il patrimonio artistico che queste opere occupano all’interno del panorama cittadino ferrarese va ad intersecarsi con quanto già la città possiede in termini di architettura e arte classica.
Passeggiando con gusto e spesso senza meta mi sono imbattuto in alcune di queste opere. Ho volutamente evitato di seguire la mappa in modo capillare al fine di imbattermi nelle produzioni artistiche della Street Art di Ferrara con sorpresa e meraviglia. L’alternanza con palazzi storici e musei, luoghi d’interesse, chiese e vicoli in cui la storia non ha perso fascino e bellezza ha fatto il resto per rendere questa full immersion ferrarese una piacevolissima scoperta.
1. La scuola Carducci
Percorrendo il lato destro del Corso Ercole I d’Este si scorgono le pietre bianchissime e affilate dalla forma caratterizzante del Palazzo dei Diamanti.
Lampeggia, palazzo spirtal de’dïamanti / e tu, fatta ad accôrre sol poeti e duchesse / o porta de’ Sacrati, sorridi nel florido arco
ha scritto Giosué Carducci rivolgendosi alla città di Ferrara e parlando del famoso palazzo. Ecco quindi che, prima ancora di arrivarvi, si apre alla nostra destra l’atrio esterno del giardino della Scuola Carducci. Un’esplosione di colori che dai muri della scuola rincorre lo sguardo anche del più disattento dei pedoni.
Muri che prendono vita grazie a opere che allontanano il loro primo uso e che disegnano percorsi che conducono senza sforzo verso l’altro lato del piazzale. Da segnalare il murales di Sfiggy in cui l’equilibrio tra uomo e città sembra minato dalla volontà del primo che determina l’evoluzione o involuzione della seconda.
2. Il sottopassaggio dell’Ostello dei Giovani
Uscire dall’atrio della Scuola Carducci proprio dal punto in cui si era entrati ci permette di gettare l’occhio all’ingresso del dirimpettaio Ostello dei Giovani. Qui fanno bella mostra di sé alcuni ritratti di vari personaggi realizzati da diversi artisti e con stili espressivi differenti.
Avendo già in precedenza ricevuto notizie sull’arte di Paolo Psiko non ho potuto far altro che restare immobile e ammutolito dal ritratto che l’artista torinese ha riservato al grande pittore metafisico Giorgio De Chirico. Uno sguardo che si muove e che rincorre quello di chi osserva. Sgranato sulla parete ma definito nella rappresentazione concettuale che arriva direttamente all’anima.
3. Il Mercato Coperto
In pieno centro storico e a pochi passi dal Castello Estense appare, incastonato tra le case, il Mercato Coperto. Ormai in disuso e pervaso da un’aria di abbandono fa comunque mostra di sé e dei murales che ne accompagnano il porticato principale e la perpendicolare quasi nascosta. Una serie di ritratti di fantasia che compongono un puzzle che accoglie lo spettatore quasi per caso. Se ne resta ipnotizzati a coglierne i dettagli animaleschi o le storie che in essi prendono forma.
Ancor più indefinibile e l’ampio murales che riempie la parte est. Qui i singoli dettagli lasciano spazio a scene più ampie e definite. Resta l’indecifrabilità dei protagonisti dell’opera che assumono i connotati più svariati e le anatomie non sempre in linea con il proprio ruolo.
4. Palapalestre
Complesso sportivo aggrappato al margine nord del Parchetto Porta Catena. Il centro città è distante pochi minuti di cammino eppure l’aria è più aperta e intorno i palazzi residenziali hanno lasciato il posto a strade più percorse e dedite al collegamento. Sulla grande piazza in cemento la costruzione principale è un parallelepipedo smussato irregolarmente che alterna ferro a cemento e ampie lastre di vetro.
I lati della struttura sono ormai rapiti dai colori dei murales che li animano. Particolarmente in linea col contesto e spettacolari nella loro complementarietà sono i pugili realizzati da Mambo e Raptuz. Il primo promotore dell’aerosol culture mentre il secondo si esprime attraverso un glitching pixelato e con largo uso di ombre e luci.
5. Via Maragno e Via Bentivoglio
Leggermente più fuori dal complesso del centro cittadino questo angolo retto tra due strade abbastanza trafficate offre opere giganti di artisti che rendono onore a Ferrara e alla sua Street Art. Da un lato il già citato Psiko con i suoi Aironi sotto i quali spunta una citazione di Bassani:
la paura, anche in arte, è sempre stata una pessima consigliera.
Diviso da una scalinata che ne determina il giusto posto ecco invece la Tartaruga di Sfiggy che assume il suo ruolo urbano, dopo essere stata illustrazione e pittura.
Girato l’angolo le forme definite, umanizzate e umanizzanti lasciano il posto al delirio futurista di Stefano Capozzi. Artista ferrarese che gioca quindi in casa e che, senza scomodare uomini, animali e altre forme di vita, crea un equilibrio di livelli e superfici che riportano lo spettatore alla realtà soltanto dopo aver perso se stesso nella ricerca di una via d’uscita dal labirinto delle tonalità. Una perla all’interno del panorama di arte e cultura della città.
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