Al momento stai visualizzando Michele Motiscause arte ed equilibrio
IMG ZOOMABILE - Michele Motiscause e Francesca Regni - img @MicheleMotiscause-2

Mi è già capitato, almeno due volte, in passato, di scrivere articoli su Michele Rossi, in arte Michele Motiscause. In occasione di un nuovo intreccio conoscitivo, corrispondente a una fase molto intensa del suo percorso creativo, ho scelto la forma dialettica dell’intervista e cercato un focus nella locuzione Michele Motiscause arte ed equilibrio.

Michele Motiscause e Francesca Regni Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Michele Motiscause e Francesca Regni – img @MicheleMotiscause-2

Michele Motiscause arte ed equilibrio – Introduzione

Michele Rossi è nato a Pisa nel 1966. ha un background di studi ricco e variegato: si forma alla Gipsoteca “A. Passaglia” di Lucca, studia design e comunicazione visiva allo IED (Istituto Europeo di Design) di Milano. Approfondisce i temi della Composizione Architettonica col filosofo e teorico dell’architettura Giancarlo Leoncilli Massi, all’Università di Firenze e ha la fortuna di affinare  la sua crescita artistica con un grande, poliedrico artista italiano: il Maestro Bruno Munari.

L’arte di Motiscause è un continuo viaggio tra astrazione e figurazione, in una sperimentazione costante che “surfa” su diversi media, come disegno, pittura, scultura, installazione e videoarte. Le sue opere sono state esposte in prestigiose gallerie e musei internazionali, da New York a Tokyo, passando per  Shanghai ; attualmente l’artista è presente nell’esposizione permanente di grafiche di artisti selezionati alla Fondazione Joan Mirò di Barcellona (dove risiede).

Il suo lavoro incarna un mix di tecniche che sfida i confini convenzionali dell’arte e crea fasi di dialogo aperto col visitatore. Le esposizioni più recenti includono la mostra personale Pezzi di Noia – L’Illusione della Felicità alla JPS Gallery di  Tokyo e la direzione video del documentario Resilient Architecture Perspectives“, un progetto commissionatogli dall’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne.

La partecipazione di Francesca Regni

Una figura chiave, nel suo percorso artistico, è stata ed è Francesca Regni, Studio e Projects Director di @MicheleMotiscause. Francesca, originaria di Corinaldo (AN – Marche) è un’esperta d’arte contemporanea con una solida carriera nella critica e nella consulenza artistica. Tra altre esperienze nel mondo dell’arte contemporanea e della cultura, ha collaborato col gruppo Planeta a Barcellona e, dal 2013, si occupa dello studio e dei progetti dell’artista, coordinando la divulgazione, organizzazione e curatela delle sue opere. Insieme, hanno costruito un progetto artistico continuativo solido, con cui cercano di comunicare chi sono e quanto considerino la vita come imprescindibilmente legata all’arte​.

Dati i numerosi impegni di Michele, mi sono raccordato con Francesca , come per gli articoli precedenti. Durante una lunga, piacevole telefonata, un frullato di idee, sensazioni e spunti, le ho chiesto di aiutarmi a costruire le domande per l’artista che conosce meglio di chiunque altro. Lascio a lei quella iniziale.

Michele Motiscause arte ed equilibrio – L’intervista

Francesca: essendo tu un artista molto versatile che lavora su diversi registri e supporti artistici, al momento puoi dirci su quale idea artistica stai lavorando? Cioè su quale concetto e supporto/registro?

Michele: Attualmente sto lavorando su due progetti.

Il primo è più un flusso da seguire, una idea di sviluppo naturale delle serie Mental Blocks e Pezzi di Noia, appena esposte alla JPS Gallery di Tokyo. Vedendole esposte, ho sentito la necessità di approfondire ulteriormente questi concetti, a cui sono particolarmente legato, che potrebbero sfociare verso una produzione con un respiro e possibilità più ampie. Non so come dire, ho proprio sentito un’urgenza da seguire, un flusso al quale abbandonarmi.

Bilico n. 1 Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Pezzi di noia – Bilico Esistenziale n. 1 – Processo di Liberazione – Mixed media, wood, crystal – img @MicheleMotiscause-1

Il secondo progetto è un’idea che mi venne in mente non appena arrivato a Barcellona. Ci sto lavorando e riflettendo da anni. Sto lavorando per cercare di far sì che sia visibile e “tangibile” a tutti, per così dire; si tratta di un’installazione in uno spazio iconico di Barcellona. Utilizzerò dei fiori speciali e unici che cadono in questa città nei primi mesi estivi e, attraverso di essi, comporrò un organismo che respiri e viva, ovviamente con un sistema tecnologico sul quale sto ancora lavorando. Ma non voglio svelare troppo; è molto complesso e sono in una fase in cui non posso entrare nei dettagli. Posso solo dirti che sono uno che non smette mai di “sognare forte”.

Paolo: una caratteristica dei tuoi lavori che mi ha sempre colpito è la forte sinergia tra espressione artistica e supporto materico. Tu, spesso, plasmi e in-formi la carta o gli altri materiali che accolgono il tuo segno e i tuoi colori. Ci puoi parlare di questa sinestesia tattile e visiva, arricchita dal rapporto spazio-texture, che permea la tua azione?

Michele: Una bella domanda! Difficile. Ci provo. Ho sempre subito il fascino per le cose nascoste, quelle “dietro le quinte”, non in primo piano insomma. È ciò che sta dietro che mi affascina. Come dice Jodorowsky:

Si vede lo strumento, ma nessuno vede il suono.

Il suono è un’evocazione magica creata da un oggetto sensibile e materiale. Tu vedi il tamburo, ma non puoi vedere il suono che produce. Già questo è di per sé un concetto di “sinestesia“; se applichiamo questa riflessione alle arti, si può intendere che l’opera vera è quella che “parla dietro di sé”. L’Arte, come io la concepisco, vera e profonda, pensata e sofferta, ha delle forti connotazioni erotiche. Il “Cristo Velato” di San Martino ne è un esempio straordinario. Il corpo del Cristo è esaltato da un velo bagnato, che ne risalta la drammaticità e che si può estendere a parte della condizione umana.

Io credo che l’arte sia riuscire a dire cose senza effettivamente dirle troppo chiaramente, o, addirittura, senza dirle affatto, ma evocandole e creando dei “cortocircuiti”. Io ci provo attraverso una matericità, che certamente fa parte della mia tecnica artistica con l’intenzionalità di far sorgere delle visioni nuove nell’immaginazione dello spettatore. Quindi, quando, per esempio, propongo dei fogli grandi 4 metri per 2,50 circa (come ho fatto con l’installazione “Suoni di Carta” per la Notte dei Musei nelle Marche, nel 2023), che emettono indirettamente dei suoni creati dalla carta stessa, registrati durante la costruzione, essendo fogli costruiti a mano, cerco di evocare “altro” rispetto all’opera in sé, ed è proprio questo che più mi interessa.

Prima ho parlato di erotismo; l’eros si manifesta proprio nell’azione del fare, il fare è una parte assoluta della creazione. Il “Creato” è uno dei grandi misteri dell’universo. L’artista, nel suo più ampio significato, è un demiurgo, usa materiali sensibili, invisibili, trasparenti, che sono le idee; in questo vi è un erotismo di fondo. L’opera costringe l’osservatore a entrare in un mondo “altro”. Parlo di eros, intendendolo come quella cosa che ti obbliga a dover immaginare quelle parti nascoste, le cose non dette, ma solo evocate.

Secondo me il vero artista è colui il quale tocca punti che smuovono le acque stagnanti di una mente addormentata. Fa vibrare delle corde in disuso. Per esempio, quando si osserva un quadro di F. Bacon, si entra direttamente in una zona d’ombra, di disagio. Eppure, l’artista non raffigura violenza o depressione, ma ti porta con sé, senza chiederti il permesso, in un luogo che è “altro”.

Il resto è decorazione, o come dice il Maestro C.B.:

L’arte è borghese e puttanesca, quando diventa arte di stato; è arte minore per uno svago momentaneo e consolatorio.

Francesca: in cosa ti ha migliorato da un punto di vista artistico e umano, l’esperienza di Tokyo? Puoi condividere la tua percezione?

Michele: L’esperienza di Tokyo è stata molto intensa e allo stesso tempo sottile, fluida; l’ho vissuta come un sogno; ho sentito una leggerezza e una fluidità nelle cose, mai provata prima. Ho capito riflettendoci, che i gesti, le azioni, le cose che avvenivano, fossero in qualche modo già predisposte. Non è facile da spiegare, forse quando si lavora con persone di altissima professionalità è tutto più leggero, non saprei. Tutta la mostra, affatto semplice nel concetto, è stata accompagnata da una somma di azioni assolutamente fluide e decise.

L’accoglienza è stata bellissima e il pubblico era molto interessato a questo mio concetto, racchiuso nel titolo “Pezzi di Noia- L’Illusione della Felicità”. Ho percepito come una sorta di “educazione sentimentale” in tutte le azioni che hanno determinato questo progetto. Ne sono uscito decisamente cambiato in meglio e guardando dritto alle prossime possibilità!

Paolo: quella mostra ha toccato, nel titolo e nella realizzazione, temi profondi e complessi. Qual è il tema che speri il pubblico (culturalmente un po’ lontano dalle tue radici) abbia potuto recepire in quei giorni e cosa ti è arrivato in feedback dai visitatori?

Michele: Appunto, per tornare un po’ al titolo del mio ultimo progetto, penso che la noia sia uno dei momenti più interessanti e prolifici per la mente, almeno per la mia. Annoiarsi in quest’epoca è uno stato d’animo quasi “proibito” dalla società in cui viviamo, un bambino annoiato è come un corto circuito: dà fastidio, viene quasi sempre rimproverato. Annoiarsi non è considerato “produttivo”. Per me è proprio il contrario, io credo che sia uno dei momenti più veri e intimi dell’esistenza di ciascuno di noi: nella noia succedono cose molto sottili e impercettibili. Tutto perde di senso, tutto appare inutile, è una sorta di sano nichilismo a mio parere, per citare Nietzsche:

nell’apparente nullità della noia germogliano le cose nuove.

Io la vivo come una meditazione da cui traggo sempre delle cose, sempre anche degli insegnamenti e mi avvicino a quello che sono, cerco di conoscermi, insomma. Nel mio caso, infatti, quando sono in questo stato d’animo, inizio a mettere qualsiasi cosa che ho intorno in equilibrio precario, in bilico, lo faccio con una sedia e finché non riesco a farla stare in equilibrio su di una sola gamba, non mollo. È un momento di “noia” che uso, per entrare in un’altra parte di me, dove non sono mai stato.

Mostra Tokyo Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Pezzi di Noia – L’Illusione della Felicità – View Jps Gallery Tokyo – img @MicheleMotiscause

Quello dell’equilibrismo o della capacità di stare in equilibrio è un’azione che mi ha sempre attratto e affascinato, sin da piccolo; da qui ho iniziato a creare delle sculture effimere con oggetti messi in equilibrio precario, o comunque che stanno in equilibrio quasi per magia. Mi piace questa ironia, questo gioco che avvolge i miei Pezzi di Noia, le mie sculture effimere.

Le opere esposte a Tokyo sono un incipit; anche qui vi è quell’aspetto sinestesico dell’evocare di cui parlavamo prima; in questo caso viene evocata l’abilità di trovare un equilibrio esistenziale (i pezzi di noia sono denominati “bilici esistenziali”, infatti) che è propria degli artisti, dei poeti, dei filosofi, dei musicisti e non solo; questo bilico esistenziale, imprescindibile per rimanere in piedi, non è scontato, in fondo tutti gli sforzi che fanno le menti umane che fanno ricerca, creano, inventano, scrivono, ecc. sono fatte di questo, di questo equilibrio esistenziale. Per fare questo, si cammina su una corda senza protezione, questa è la magia e il mistero delle arti. Ecco perché per me queste sculture effimere sono metafora della mia vita, ma anche di chi ci si vuole vedere riflesso.

Per ciò che riguarda il pubblico, ho sentito un grande interesse e una grande curiosità per le mie opere esposte; mi ha sorpreso tantissimo quante domande e quanto tempo gli spettatori hanno dedicato alla osservazione delle mie creazioni. Addirittura, un signore giapponese mi ha fatto notare riguardo a una mia opera dei particolari che io stesso non avevo contemplato in un primo momento. Voglio dire che il loro approccio mi è parso di assoluto interesse e rispetto e devo dire che questo mi ha affascinato e incuriosito.

Francesca: consideri Tokyo un punto di arrivo o di partenza?

Michele: Tokyo è una nuova consapevolezza. Nell’arte non si parte e non si arriva, l’arte accade.

Paolo: da sempre lavori con una varietà di media, dalla pittura alla scultura, fino alla videoarte. Anche la tua formazione, sintetizzata nell’incipit dell’articolo, parla di una vocazione alla ricerca multiforme. C’è però un medium che trovi particolarmente affascinante o stimolante? E se sì, perché?

Michele: I media sono tutti diversi e ciascuno è imprescindibile per dire delle cose specifiche; ritengo che avere molti materiali a disposizione sia una grande fortuna, io amo tutti i materiali. Ma considero la carta come quasi un miracolo; un blocco di fogli mi sembra
una cosa preziosa; tutto per me nasce da lì. Un’idea, un bozzetto, un sogno da ricreare, un progetto. Da una matita e un foglio possono nascere delle cose grandiose, quindi la carta è senz’altro il supporto imprescindibile per la mia ricerca. Tutto parte da lì.

7 Momenti di me Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Mental Blocks – 7 Momenti di me – Mixed media on wood – img @MicheleMotiscause-1

Francesca: ⁠sappiamo che i bilici esistenziali della serie Pezzi di Noia – L’Ilusione della Felicitàsono frutto di una ricerca costante, del saper stare in equilibrio tra la tua urgenza di essere artista e le circostanze della vita, come dici sempre:

“l’Arte è uno sport estremo”.

Ti senti di aver trovato questo equilibrio?

Michele: Ho già in parte risposto sopra, ma per essere più specifico: se ho trovato l’equilibrio? Certamente no. Altrimenti non avrei più il piacere di cercarlo!

Paolo: il concetto espresso nella domanda di Francesca mi ha riportato a una suggestione vissuta in una precedente intervista, in cui raccontavi come il tuo nome d’arte sia nato da una crasi da componenti del motocross. È uno sport che amavi, capace di esprimere momenti estremi su terreni accidentati ed estetica nella maestria dei piloti. Mi ha ricordato un bellissimo libro di Robert M. Pirsig: Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta , un classico della cultura “on the road” degli anni settanta. Durante il viaggio, il protagonista, che manutiene costantemente il suo mezzo, spesso improvvisando, parla di qualità, percezione della realtà e confronto tra approccio razionale e romantico all’esistenza. Senti qualche affinità con quel mood?

Michele: Si certo, ho letto il libro. La motocicletta sono io. Essendo come tutti, un essere misterioso, ho la fortuna di usare l’arte per conoscermi e capire, per quanto sia possibile, come funzionano i miei ingranaggi. È quel concetto che dicevo prima; il mio è un lavoro
di erosione della grande pietra ignorante che ho nella mente. Attraverso i segni, le forme, le visioni, cerco di capire chi sono. La vita che ci è stata donata non è scontata. È un miracolo! Se ci pensiamo, quanti milioni di miliardi di possibilità ci sarebbero state per essere magari un altro animale, una pianta o un sasso? Quindi l’arte come viaggio di conoscenza è un enorme privilegio, ma è anche una strada di solitudine.

Quasi Nero Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Mental Blocks – Quasi Nero – Mixed media on wood – img @MicheleMotiscause

Paolo: nel vostro sito, che ho linkato più sopra, c’è una voce che parla di Metaverse. Come creative coder sono naturalmente attratto da ogni espressione creativa che assuma modalità digitali. Ce ne parli?

Michele: Sì, con preziosi collaboratori, più esperti di noi, abbiamo fatto dei lavori in questo senso, siamo curiosi e ci aggiorniamo. Non vogliamo dare troppi giudizi al riguardo, solo dirti che per quanto mi riguarda (e parlo anche per Francesca), crediamo fermamente che per
comunicare, l’anima e il corpo siano imbattibili, così come la materia e le opere dal vivo.

Paolo: oltre alla fruizione di un metaverso, hai in programma qualche altra esperienza collegata all’arte generativa o all’esplosione delle pratiche espressive dell’AI (Intelligenza Artificiale)?

Michele: Per il momento, stiamo e sto studiando. Ne intuisco dei pericoli, ma prima voglio usarla per capirne di più.

Paolo: un’ultima domanda, che ricorre frequentemente nelle mie recenti interviste. La rivolgo potenzialmente anche a Francesca, che mi ha gentilmente supportato. C’è qualche aspetto della tua creatività che non abbiamo citato e ti piacerebbe menzionare?

Michele: Credo di aver espresso molti concetti, va bene cosi! Grazie di cuore per l’opportunità. Saper ascoltare è la vera rivoluzione contemporanea!

Tra di noi - il metro Impulsi Creativi https://www.impulsicreativi.it/
IMG ZOOMABILE – Scarab’occhi – Tra di Noi – il Metro – Black and red ink on paper @MicheleMotiscause

Michele Motiscause arte ed equilibrio – conclusione

Ringrazio di cuore Michele Motiscause, per la sua disponibilità e Francesca per l’aiuto e l’entusiasmo che sa sempre trasmettere.

Paolo Servi

©impulsicreativi.it – riproduzione riservata.

Potrebbero anche interessare:

 

Paolo Servi

Paolo Servi si occupa di Creative coding, Interaction design, AI e Nuove tecnologie. Ha studiato Statistica a Bologna, Scrittura creativa alla Holden di Torino (con Ernesto Franco, Dario Voltolini, Carlo Lucarelli e Andrea Canobbio) e Bioenergetica all’AIPU di Milano. Ha tenuto workshop ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Byblos (Libano), Copenhagen, Dublino, Liverpool, Novi Sad (Serbia), Parigi e in Palestina. Ha esposto alla Biennale di Firenze, ad Outsider Art, ad ArtVerona e al Wired NextFest. Ha pubblicato il romanzo “Ad occhi chiusi” con le Edizioni Il Foglio, una raccolta di poesie ed è coautore del cortometraggio “Il soldato della neve”, premiato nel concorso nazionale “A corto di idee” (Aosta). Con Edizioni Mondo Nuovo ha già pubblicato il romanzo “Le tre rune” (2022). Collabora periodicamente con la rivista online “VilleGiardini”.