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Maison Margiela, Tabi sneakers uomo Creditphoto: @alessiamacaione

Tra le calzature più affascinanti ed influenti tra le celebrities mondiali ci sono le Tabi: le icone firmate Martin Margiela. Dopo le prime apparizioni, che avevano riscosso poco successo, si sono col tempo aggiudicate una posizione di spicco tra le icone della moda grazie soprattutto alla loro particolare forma. E’ proprio quest’ultima che racchiude infatti la loro particolarità: ricorda quella dello zoccolo di ovino.

Tabi Maison Margiela https://www.impulsicreativi.it/
Maison Margiela, Tabi sneakers uomo
Creditphoto: @alessiamacaione

 

Tabi: le icone firmate Margiela

La loro prima apparizione

Le Tabi firmate Martin Margiela fecero la loro prima apparizione sulle passerelle nel 1988, in occasione della prima collezione di abbigliamento femminile disegnata dallo stilista per il suo brand Maison Margiela: la SS 1989, presentata al Café de la Gare di Parigi. Le modelle, prima di sfilare, imbrattarono le scarpe con della vernice rossa, lasciando una scia di infinite impronte su una passerella ricoperta di cotone bianco. Gli spettatori rimasero sorpresi poiché non riuscivano a decifrare delle impronte con una forma tanto inusuale. Martin Margiela voleva che l’attenzione del pubblico cadesse sulle scarpe, ed il modo migliore per raggiungere quell’obiettivo era proprio crearne l’orma, richiamando così l’attenzione degli spettatori verso il basso.

Tabi: il legame col Giappone

Oltre alla loro forma anche un’altra particolarità caratterizza le Tabi: il legame col Giappone. Lo stilista belga infatti non le ha inventate, le ha “soltanto” portate al successo planetario. Storicamente il primo esempio di Tabi, il cui nome deriva dal termine “tambi” ossia “strato di pelle”, deriva da dei particolari calzini giapponesi del XV, secolo entrati in circolazione nel periodo in cui si aprì il commercio tra Giappone e Cina. Martin Margiela, ispirato da un viaggio proprio in Giappone, voleva creare una scarpa che desse l’illusione di un piede nudo poggiato su un rialzo. Il rialzo, poi, altro non era che un vero e proprio tacco dalla forma tondeggiante. Decise dunque di riprendere la forma originaria della Tabi per crearne un modello tutto suo.

Il design storico

Il design storico delle Tabi era sostanzialmente uguale, o quasi, a quello che conosciamo oggi grazie a Margiela. Le antiche calze Giapponesi erano infatti divise frontalmente, così che il pollice risultasse isolato da tutte le altre dita del piede. Questa caratteristica permetteva il loro utilizzo coi tipici sandali ad infradito, molto utilizzati nel Giappone del XV secolo. Per questo le Tabi erano molto comuni nella società, ed il loro colore indicava la posizione gerarchica di chi le indossava. Infatti il bianco era riservato per le occasioni speciali, alla classe operaia era destinato il blu, mentre i samurai utilizzavano tutti i colori tranne quelli precedentemente elencati.

Tabi Maison Margiela, dettaglio divisione frontale https://www.impulsicreativi.it/
Maison Margiela, Tabi sneakers uomo, dettaglio divisione frontale
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Le Jika-Tabi

Una prima evoluzione delle storiche Tabi giapponesi si ha grazie a Tokujirō Ishibashi ed alle sue Jika-Tabi: Ishibashi voleva creare una calzatura adatta alle attività svolte all’aperto dai contadini e dai lavoratori manuali, perciò nel 1921 vi aggiunse una suola in gomma che garantisse protezione ai loro piedi. Nascono così le Jika-Tabi, le Tabi che toccano il suolo. Nella struttura rimangono le Kohaze, le chiusure metalliche poste sulla parte superiore, che fissavano la calzatura alla caviglia rendendole stabili e che sono presenti ancora oggi sulle moderne Tabi.

Tabi: le icone firmate Margiela e i loro poteri benefici

Le Tabi, oltre ad un forte legame culturale col Giappone, si diceva avessero anche poteri benefici. Infatti, oltre ad offrire agilità e facilità di movimento, si credeva che la spaccatura frontale della calzatura garantisse anche il mantenimento della lucidità mentale, e che aiutasse con la prevenzione di malattie e stress.

Tabi: l’arrivo del successo

Nonostante il successo delle Tabi, come accennato all’inizio di questo articolo, non sia arrivato sin dal primo momento, col tempo anche i più scettici hanno imparato ad apprezzarle. Inizialmente infatti il pubblico, quello prevalentemente occidentale, non era abituato ad un design tanto inusuale e le aveva giudicate come un accessorio quasi ridicolo. Dopo la loro presentazione durante la SS 1989 la richiesta per questa calzatura non era molta, ma fu grazie ad Ann Demeulemeester che iniziarono gli acquisti. Lei, insieme a Martin Margiela faceva parte dei “sei di Anversa“, il famoso gruppo di studenti dell’Accademia Reale delle Belle Arti di Anversa. Da allora il successo delle Tabi è cresciuto sempre di più; quell’accessorio considerato “orrendo” è diventato una calzatura che vanta numerosi modelli, sia da uomo sia da donna, ed è un vero e proprio oggetto del desiderio.

Tabi: le icone firmate Margiela oggi

La storia delle Tabi di Martin Margiela, e di Maison Margiela, è una vera e propria storia di successo, con un inizio fatto di incomprensioni che non hanno però scoraggiato il designer belga, il quale ha portato a termine il suo intento di farle conoscere e comprendere a livello mondiale. Ancora oggi continuano ad essere considerati uno degli articoli must-have da parte di tutti gli appassionati ed esperti di moda, così come dalle celebrities stesse, che non perdono occasione di sfoggiarle nei red carpet così come nella vita quotidiana.

Tabi Maison Margiela, dettaglio loghi https://www.impulsicreativi.it/
Maison Margiela, Tabi sneakers uomo, dettaglio loghi
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Dopo varie collezioni, la gente ha iniziato a richiederle. E ne voleva sempre di più. E da allora non ha mai smesso di volerle, grazie a Dio.

Martin Margiela

ALESSIA MACAIONE

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Alessia Macaione

Mi chiamo Alessia Macaione, astigiana dalla nascita ma anche un po’ torinese da quando ho iniziato, e da poco terminato, l’università. A Torino, infatti, ho frequentato lo IAAD seguendo l’indirizzo di Textile & Fashion Design, portandolo a termine attraverso una tesi di laurea che indaga sulle motivazioni per cui, da adulti, si tende a perdere la creatività caratteristica di quando si è bambini: quella stessa creatività che mi è sempre stata a cuore e che cerco di coltivare dagli anni del liceo, quello Artistico per la precisione, che ho frequentato invece nella mia città, Asti. Posso dire che le mie passioni più grandi sono tre, ossia l’arte, la moda e la terza è il luogo in cui queste due trovano, per me, un punto di incontro: la danza. Sono stata per dieci anni ballerina di danza classica, cimentandomi anche in quella contemporanea, afro, con un assaggio di hip hop; le ho poi dovute mettere in sospeso per una serie di motivazioni, ma non nego che la mia malinconia mi spinga spesso a desiderare di riprenderle e chissà se in futuro questo succederà! Per quanto riguarda la scrittura credo che sia uno dei mezzi fondamentali per raccontare e raccontarsi: ho sempre ammirato e, per essere sincera, anche un po' invidiato gli abili nel raccontare le emozioni, chi sa “parlare scrivendo” e chi riesce a far immedesimare i lettori in ciò che scrive. Spero, a modo mio, di diventare come loro, augurandomi e augurandovi un futuro di grandi emozioni.